Il caso delle conversazioni ChatGPT finite nei motori di ricerca
Autore: Ivano Esposito
Data: 5 agosto 2025
🔍 Una fuga (involontaria) di conversazioni
Nelle ultime settimane, la rete è stata invasa da un’ondata silenziosa di contenuti: migliaia di conversazioni private con ChatGPT sono comparse pubblicamente su Google, visibili a chiunque.
La scoperta, inizialmente fatta da utenti curiosi e poi amplificata da investigazioni digitali indipendenti (come quella di Digital Digging), ha rivelato che oltre 100.000 conversazioni erano state indicizzate dai motori di ricerca. Alcune di queste contenevano dati sensibili, richieste personali, segreti aziendali o esperienze traumatiche — tutte originariamente condivise attraverso la piattaforma di OpenAI.
💥 Cosa è successo davvero?
A differenza di quanto si potrebbe pensare, non si è trattato né di un attacco hacker, né di un data breach nel senso tecnico. Il problema nasce da una funzionalità apparentemente innocua integrata da OpenAI nella piattaforma ChatGPT: la possibilità di condividere una conversazione tramite link pubblico.
Chiunque generasse un link cliccando su “Condividi chat” e lasciava selezionata l’opzione “Make this link discoverable”, permetteva a quel contenuto di essere potenzialmente indicizzabile da Google o altri motori di ricerca.
Con il passare dei mesi e l’uso diffuso della funzione, Google ha iniziato a catalogare questi contenuti pubblicamente accessibili, creando una vera e propria miniera di prompt e risposte GPT consultabili da chiunque.
⚠️ Quali rischi per la privacy?
Il rischio è serio, anche se indiretto. Molte di queste conversazioni, anche senza un riferimento esplicito a un nome o email, contenevano:
- Racconti personali (salute, lutti, traumi)
- Domande su relazioni sentimentali
- Dati aziendali o di prodotto
- Prompt sensibili o test per l’uso in ambito professionale
- Informazioni finanziarie o piani di investimento
In un’epoca dove AI e privacy camminano su un filo sottile, questa vicenda rappresenta un monito importante: ogni contenuto digitale potenzialmente condiviso online è esposto a rischio pubblico.
🧯 La reazione di OpenAI
Appena emerso il caso, OpenAI ha adottato diverse misure correttive:
- Disattivazione della funzione di condivisione indicizzabile
La funzione “Make link discoverable” è stata rimossa o modificata per evitare che link condivisi diventino pubblici. - Rimozione dai motori di ricerca
OpenAI ha collaborato con Google e Bing per deindicizzare i link ancora attivi. - Pulizia retroattiva (parziale)
Le chat non sono più accessibili via ricerca, ma oltre 110.000 conversazioni risultano archiviate nella Wayback Machine, e lì resteranno fino a eventuali richieste specifiche di rimozione.
🔐 Cosa puoi fare se hai condiviso una chat?
Se hai condiviso un link ChatGPT in passato, ti consigliamo di:
1. Controllare i link condivisi:
- Vai su ChatGPT > Impostazioni > Controllo dati > Link condivisi
- Revoca l’accesso pubblico a eventuali link ancora attivi
2. Rimuovere le indicizzazioni su Google:
- Usa lo strumento Google Remove Outdated Content per chiedere la rimozione di contenuti ancora visibili nei risultati di ricerca
3. Evitare in futuro di condividere conversazioni contenenti:
- Dati personali
- Informazioni aziendali riservate
- Progetti di business o proprietà intellettuale
📉 Impatto sull’immagine di OpenAI
Questo incidente ha sollevato forti perplessità tra utenti ed esperti di cybersecurity. Seppur tecnicamente non si tratti di una violazione di sicurezza, è un classico esempio di “dark pattern” di design: una funzionalità offerta con scarsa consapevolezza dell’impatto reale.
OpenAI, nel tentativo di facilitare la condivisione e la trasparenza tra utenti, ha inconsapevolmente permesso un’esposizione eccessiva. L’azienda ha promesso maggiore trasparenza e miglioramenti nelle future versioni della piattaforma, in particolare per l’utenza aziendale.
✅ Conclusione
Il caso delle conversazioni ChatGPT su Google rappresenta una lezione cruciale nell’uso dell’intelligenza artificiale e della gestione dei dati online. In un mondo sempre più interconnesso, non esistono link “innocui”.
L’educazione digitale, la trasparenza delle piattaforme e la consapevolezza degli utenti devono crescere di pari passo con l’evoluzione dell’AI.
🔒 L’AI è uno strumento potente, ma la privacy resta una responsabilità umana.
